Storia senza fine: l’imprenditore marchigiano si oppone al difetto di giurisdizione decretato dal Tar Abruzzo. L’obiettivo: ottenere una sospensiva e poter gestire la stagione estiva
TERAMO – Pensavate che fosse davvero finita ai Prati di Tivo la telenovela? E invece no. Tra temporeggiamenti dei nuovi acquirenti, atti che ancora non vengono predisposti, affanno per mettere su una stagione estiva che permetta di offrire un ventaglio maggiore di scelte escursionistiche ai turisti (e ossigeno agli operatori locali), ecco che Marco Finori insiste sulla strada del ricorso amministrativo e non ancora, come indicato dal Tar, di quello al giudice ordinario.
L’imprenditore sambenedettese, mostrando una caparbietà adesso sì insolita perchè in netto contrasto con l’immobilismo assoluto mostrato finora, ha presentato appello al Consiglio di Stato, con un oneroso ricorso che, chiedendo che venga annullata la sentenza con cui il Tar Abruzzo si è dichiarato non competente per difetto di giurisdizione.
L’intento è chiarissimo: Finori rincorre ancora quella sospensiva che sperava il Tar gli concedesse, in maniera tale da ‘congelare’ la vendita all’impresa dei Fratelli Persia e poter gestire la stagione estiva ai Prati di Tivo, vacca da mungere in attesa del passaggio di proprietà.
Di sicuro, al di là del ricorso ulteriore di Finori, la situazione e soprattutto il futuro non essere ancora chiarito fino in fondo. Il dietro le quinte riferisce diincontri a tre tra Finori, Persia e il presidente della Provincia, Diego Di Bonaventura, forse con l’obiettivo di tentare una mediazione sull’immediato futuro della stazione turistica. Della serie: Finori gestisce la stagione estiva e Persia entrerebbe in gioco successivamente. Altre fonti riferirebbe della richiesta di un ‘aggiornamento’ dei prezzi degli impianti in vendita, considerato il loro stato, sicuramente diverso da quello iniziale all’epoca del passaggio in gestione dalla Gst a Finori tre anni fa.